L’Albarossa mostra un’elegante speziatura, caratterizzata da sentori di tabacco. Il suo ingresso in bocca è vellutato, grazie al suo corpo ricco e pieno.
Per la nostra sezione Monferrato in the Glass, è finalmente giunto il momento di confrontarci con Paolo, un profondo conoscitore del Monferrato e dei suoi vini. È con lui che prendiamo la decisione di prenderci una pausa dalla nostra Barbera, provando una delle avvincenti alternative che la regione ci offre: l’albarossa. A proposito… per coloro che hanno familiarità con il cinema americano, non sarà difficile riconoscere in questo vino l’omonimo di un film caro alla cultura oltreoceanica: “Red Dawn”. In questo caso non ci saranno però invasori da sconfiggere, ma soltanto una sensazione, peraltro ben più piacevole di quella del cinema americano degli anni ’80.
Paolo descrive l’albarossa come “qualcosa di nuovo”. E in realtà ha ragione, almeno rispetto agli antichi standard enologici italiani. L’impressione è quella di un vino da degustare tra le meravigliose colline dove è prodotto, tanto è il suo radicamento con questi luoghi. L’albarossa è un infatti un vitigno la cui nascita, che risale agli anni Trenta, deriva dal tentativo di combinare i due vitigni piemontesi per eccellenza: Barbera e Nebbiolo.
In un certo senso, per comprendere appieno l’albarossa non si può prescindere dalla comprensione del suo territorio (cosa che Paolo fa molto bene durante il video). Fortunatamente nel bicchiere le cose si fanno più semplici. La possibilità di degustare un’etichetta del 2011 mi ha inoltre consentito di capire appieno lo sviluppo dell’albarossa, un vitigno serio e intellettuale.