Rientra fra i vitigni autoctoni piemontesi anche il Dolcetto d’Asti, dal quale si ottiene un vino di indiscussa gradevolezza grazie alla naturale e contenuta acidità fissa. Trova una prestigiosa collocazione colturale in un’area circoscritta a sud di Asti, nella quale assume espressioni qualitative riconoscibili. È in grado di sprigionare le caratteristiche migliori se mantenuto in cantina, fino a potersi fregiare della menzione Superiore dopo un anno di affinamento.
Zona di produzione: 24 comuni in provincia di Asti;
Uve: Dolcetto;
Rese produttive: massimo 80 quintali corrispondenti a 56 ettolitri ad ettaro;
Affinamento minimo richiesto ed immissione al consumo: Dolcetto d’Asti Superiore: 12 mesi a decorrere dal 1° gennaio dell’anno successivo alla vendemmia;
Titolo alcolometrico volumico minimo complessivo: 11,5% vol. (12,5% vol. se Superiore).
Il colore è rosso rubino con riflessi violacei più o meno accentuati, tendente al granato con l’evoluzione; il profumo intenso di frutta rossa spesso con evidenti sentori di ciliegia accompagna una notevole intensità ed armonia gustativa, con finale tipicamente ammandorlato.
È adatto a tutto il pasto, in particolare si abbina a salumi e prosciutti, antipasti e primi piatti, formaggi freschi o di media stagionatura a pasta dura.