Il Presidente Mobrici relatore al seminario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza

Istruire gli studenti sulle logiche della filiera vitivinicola e sul mondo produttivo del comparto enologico, traino importante dell’agricoltura e dell’economia made in Italy.

È questo il messaggio che ha ispirato il ciclo di incontri della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. «L’intenzione è quella di rivolgerci ai nostri studenti dei corsi di laurea triennale e magistrale per avvicinarli al mondo del vino, alle sue dinamiche e al suo profilo produttivo» spiega il Professor Luigi Bavaresco, del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali Sostenibili.

In parte in presenza e in parte collegati da remoto, come richiede l’attuale sistema di distanziamento legato all’emergenza sanitaria, gli studenti hanno potuto ascoltare il punto di vista di Filippo Mobrici, Presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato e già laureato alla stessa Università. Un doppio seminario, pensato rispettivamente per gli studenti del corso di Laurea triennale e magistrale, per fare chiarezza sul mondo del vino a partire da una realtà come quella del Consorzio piemontese, che con oltre 66 milioni di bottiglie e più di 11 mila ettari vitati (pari a circa il 30% della superficie a Doc e Docg di tutto il Piemonte) rappresenta il cuore unitario di una regione a massima vocazione vinicola.

Con una relazione intitolata Ruolo dei Consorzi di Tutela nel valorizzare i vini. Caso studio del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, Mobrici ha analizzato alcuni dati tecnici, qualitativi, produttivi e economici di un comparto che annovera 13 denominazioni, tra le quali 4 Docg (Barbera d’Asti, Nizza, Ruchè di Castagnole Monferrato e Terre Alfieri) e 9 Doc (Albugnano, Cortese dell’Alto Monferrato, Dolcetto d’Asti, Freisa d’Asti, Grignolino d’Asti, Loazzolo, Malvasia di Castelnuovo Don Bosco, Monferrato e Piemonte). Un focus particolare è stato dedicato alle Docg della Barbera d’Asti e del Nizza, denominazioni di assoluto rilievo nel panorama di riferimento. Un capitolo anche sull’export, sui trend di vendita, sui paesi di riferimento e sulle proiezioni di mercato, anche alla luce di un periodo complesso come quello dell’ultimo biennio, dove i canali Horeca e le occasioni di incontro hanno incassato colpi molto duri.

E ancora una riflessione sul ruolo del Consorzio nella promozione e nella comunicazione di un territorio intero: quali i piani di investimento e quali sono i canali giusti per raccontare un territorio e i suoi vini? «Il valore di un vino e di un territorio si costruisce pianificando e investendo sul brand, sulla promozione, sulla comunicazione online e sulla ricerca scientifica – ha ricordato Filippo Mobrici – Secondo l’indagine Italy Wine Landscapes della Wine Intelligence (2020), rilevata da una ricerca della Fondazione Qualivita, la Barbera d’Asti Docg è la settima denominazione per brand awareness, con il 40% del campione che ne ha sentito parlare».