Nizza Docg, poker d'assi

Quattro differenti suoli per un unico grande risultato: Nizza Docg.

Non troppo tempo fa abbiamo comparato il vino al vertice della piramide di qualità della Barbera, cioè il Nizza Docg, a James Bond. L’idea dietro questo paragone è che, alla pari di questa icona del cinema, anch’esso è intenso e dotato di gran classe.

Al di là di questo aspetto c’è poi la parte più interessante, rappresentata da ciò che troviamo nel bicchiere. Insomma, sappiamo che delle impeccabili credenziali non garantiscono un prodotto finale di successo. Non tutti i film Bond sono uguali, dopo tutto. Avete presente Moonraker? Tutti noi stiamo ancora cercando di dimenticarlo…

Ritornando adesso al Nizza e alle credenziali per cui lo si possa ritenere un vino speciale ancor prima di metterlo in bocca, credo che la spiegazione la si può facilmente trovare nei suoli dove cresce.

Senza dubbio il disciplinare di produzione del Nizza Docg contiene infatti norme rigorose, che contribuiscono a valorizzare la qualità della Barbera qui prodotta, conferendogli quella particolare vocazione all’invecchiamento di cui abbiamo già discusso. Ma la causa della grande longevità del Nizza è, a mio avviso, da ricercare nelle terre da cui ha origine. La sua area di produzione, che si estende a 18 comuni del sud astigiano (e ricompresa peraltro in quella della Barbera d’Asti Docg di cui un tempo il Nizza era sottozona), si caratterizza per quattro differenti tipi di suolo:

Sabbie: Questi suoli producono una Barbera più leggera, fresca ed elegante, particolarmente adatta ad un consumo prossimo nel tempo.
Arenaria: La presenza di carbonato di calcio misti a terreni sabbiosi dà vita a una Barbera simile a quella dei terreni sabbiosi, da cui si differenzia per una maggiore intensità e aroma.
Marna sabbiosa (calcare e argilla): La Barbera coltivata in questi terreni mostra una spalla più larga. Aumentano il corpo, l’intensità e il colore, per un prodotto più complesso e longevo dei precedenti.
Marna limosa: Certamente la Barbera più larga e strutturata. Colori profondi e profumi intensi, che possono evolvere durante l’invecchiamento, tratto distintivo di questi terreni.
Questo già ampio spettro di prodotti si arricchisce ulteriormente, poiché alcuni dei terreni su cui è coltivato il Nizza Docg sono una combinazione tra le varie tipologie sopra descritte. Il risultato finale sono tante Barbere, uniche, ma unite dalla grande longevità.

Adesso che abbiamo finito di parlare di terreni polverosi, possiamo tornare al nostro bicchiere. Personalmente ho avuto la possibilità di comprendere la longevità del Nizza grazie a una piacevole verticale. A proposito, è possibile che in certe annate il Nizza non venga prodotto. Qui non si accettano compromessi: il Nizza si produce solo nelle grandi annate (è o non è un vino di assoluto prestigio?).

Muovendomi indietro nel tempo, oltre alle logiche differenze che ciascuna annata porta con sé (alcune più calde e fruttate, altre più fredde ed austere), ciò che si presenta ai sensi è una Barbera gradualmente più scura, balsamica e speziata. Ad emergere sono eleganti note aromatiche, buccia d’arancia, con le speziature pronte a legarsi alla prugna e ai frutti rossi. Nelle etichette più vecchie si affermano sensazioni di noce tostata e sigaro. Vini in piacevole evoluzione, che non perdono mai né l’eleganza né la vitalità (ad un certo punto finisci quasi con il domandarti se qualcuno ti abbia versato un Barbaresco invecchiato, per prendersi gioco di te).

L’impressione generale che ho avuto al termine della degustazione è che non si deve avere fretta. Aspettatelo, la sua è una prospettiva di lungo periodo.

Insomma: questo non è Moonraker. Nizza Docg è più come il Dottor No o La spia che mi amava. Anzi no, Il Nizza è come Casinò Royale: un classico senza tempo.