Stregata dal Grignolino - Consorzio Barbera d'Asti e vini del Monferrato

Quando ero piccola, adoravo il libro “Gobbolino, the witchs’ cat ” di Ursula Moray Williams. Un titolo che mi è comparso in testa, proprio mentre pensavo a questo articolo. Eh si, Gobbolino fa rima con Grignolino… Ma c’è qualcos’altro?

Il mio incontro con il Grignolino è recente. L’ho conosciuto al Vinitaly di quest’anno, grazie alla neonata Associazione dei produttori del Grignolino d’Asti, Denominazione tutelata dal Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato, guidata dal mio amico Dante. Con lui ho avuto il piacere di parlare di questo interessante vitigno durante una degustazione che il Consorzio della Barbera d’Asti ha organizzato nel padiglione Piemonte.

Le sue origini sono antiche. Le prime testimonianze risalgono al XIII secolo come Berbexinus, il Grignolino era un vino molto in voca tra le famiglie reali, prima e dopo l’Unità d’Italia.

Il Grignolino astigiano è un vino delicato, elegante, con un corpo fine, bassa acidità e ampi tannini, che prende il nome dalle “grignole”, i semi dell’uva. I suoi vigneti coprono una vasta area, ed il cuore della sua produzione è Portacomaro. Sebbene alcune persone lo considerino un vitigno difficile, secondo Dante ‘bisogna semplicemente sapere cosa farci e, se gestito con competenza, può dare grandi soddisfazioni”. Sempre secondo il mio ospite il Grignolino si esprime al meglio quando è bevuto fresco e giovane, anche se non mancano interessanti tentativi di invecchiamento in legno.

Ciò è diventato evidente durante la degustazione guidata da Paolo Massobrio, un noto giornalista di vino italiano. Abbiamo degustato tre diverse vendemmie: il 2015, il 2016 ed il 2017. Nonostante tutti i campioni fossero contraddistinti da una bassa acidità e grandi tannini, le differenze di annata e terroir si mostravano chiaramente nel bicchiere.

La degustazione è iniziata con i 4 campioni più giovani. In linea generale, quando è degustato giovane, il Grignolino si presenta rosso rubino pallido, con una tendenza al granato, con note di fragola e ciliegia rossa, seguite da quelle di rosa e violetta, che prendono forma quando il vino si apre a contatto con l’aria.

Grazie alla sua leggerezza il Grignolino è un rosso che mi fa assolutamente pensare all’estate.

I tre campioni del 2016 hanno mostrato un’evoluzione piuttosto rapida, con spezie più dolci, note di tè nero e delle sensazioni di fiori e frutta che seppur presenti erano ma meno pronunciate. Evoluzione confermata anche dal 2015, dove erano pochissime le note primarie, con evidenti note di tabacco, tè e spezie.

Si… credo anche io che questo sia un vino da consumare giovane, senza lasciarlo invecchiare. La speranza è di poterlo bere anche quando sarò a casa mia, a Londra.

A proposito del perché oltre al nome Gobbolino mi ricorda il Grignolino. Sappiamo che Gobbolino non voleva essere un gatto delle streghe. Non aveva alcun desiderio di imparare incantesimi o volare sui manici di scopa. Aveva solo bisogno di essere amato da una persona normale, di appartenere a una casa normale, ed era abbastanza felice di essere semplicemente un gatto.

In un certo senso, il Grignolino gli somiglia, nel suo essere un vino rosso che non pretende di invecchiare, facendo cose straordinarie. Vuole “soltanto” essere un vino da gustare qui ed ora, offrendo ai suoi amanti tutto il piacere che solo un bicchiere di buon vino sa offrire.